venerdì 6 gennaio 2012

J.Edgar

Esagerato. Infallibile. Due aggettivi che potrebbero riassumere un personaggio così complesso e articolato come J.Edgar Hoover, creatore del FBI, di cui è stato direttore dal 1928 al 1972. Clint Eastwood ci offre una biografia curata, ma imperfetta, la vita di Hoover è piena di insidie: il rapporto  morboso con la madre, l'odio verso un nemico, il rapporto con la sua segretaria Helen Gandy e con il suo braccio destro Cyde Tolson
Il film è raccontato con numerosi flashback in classico stile hollywodiano, iniziò "Pulp Fiction", siamo alla fine della sua carriera e Edgar (Leonardo DiCaprio) prova a raccontare la sua vita ad un assistente, questo è il pretesto per raccontarci la sua storia. Con un padre debole, una madre fortissima che gli inculca insegnamenti duri e puri, si deve essere forti e farcela, così la sua balbuzie viene non sconfitta ma confinata, la sua velata omosessualità viene in ogni modo condannata dalla madre, "meglio un figlio morto, che un figlio gerbera ( indicava omosessuale nel film). Altro grande tema è il nemico, Edgar per tutta la vita ha cercato un nemico, prima i bolscevichi, i comunisti, negli ultimi anni fece spiare anche Martin Luther King, il suo era un bisogno assoluto di un nemico, sempre e comunque. Per il resto della vita Edgar non potrà essere quello che avrebbe voluto, mostrandosi come un uomo a due facce, la prima preponderante forte, non può mai fermarsi, deve avere tutto e sempre, un puritanesimo estremo, e l'altra faccia solo, senza amici, ne compagne, il suo unico Cyde Tolson (Armie Hammer), suo braccio destro, a cui non si può mai concedere. Edgar e Cyde rimangono per quasi mezzo secolo a fianco a fanco, uno senza l'altro non potrebbero stare, così fino alla fine.
Un fiilm sulla privazione.

Eastwood ci offre un buon film, ma in diversi momenti senza ritmo, tensione, un trucco forzato per i protagonisti per i flashback che nel caso di Tolson e della signorina Gandy (Naomi Watts) a mio avviso è di pessima qualità, ciò fa perdere molto, la prestazione di Di Caprio è da segnalare in positivo, anche solo per il coraggio di cimentarsi in un uomo così controverso. Non basta un'ottima biografia per fare un'ottimo film.

Voto:7

Giorgio Barison

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