mercoledì 27 agosto 2014

Perdendomi a Firenze

Panoramica da Piazzale Michelangelo

Dopo un pò di tempo voglio tornare a scrivere sul mio blog. L'occasione è il mio viaggio breve, ma intenso a Firenze lo scorso weekend. Sono tornato a viaggiare dopo il mio ritorno dall'Australia a inizio maggio. Mi serviva proprio una boccata d'aria dalla Brianza.
Firenze è come immergersi nel Rinascimento, città unica, incredibile, molto affollata di turisti e quindi di code, ma basta arrivare presto ai musei e si evitano tutte. Questo vale per tutti i musei, Uffizi e Galleria dell'Accademia compresi. A Firenze ho ritrovato il sole e forse un pò me stesso, un pò di serenità e di libertà. Un pò di scoperta in solitaria delle vie meno note e un pò di compagnia che non guasta mai.
Due suggerimenti per un pranzo low cost è immancabile l'Antico Vinaio in Via dei Neri, proprio dietro Palazzo Vecchio, per assaporare tutto il meglio della Toscana a un prezzo accessibile, invece per la sera consiglio Piazza Santo Spirito, piena di locali di tutti i tipi e di gente, a Oltrarno non lontano da Palazzo Pitti.
Viaggiare è bellissimo sempre.

Giorgio Barison 

martedì 19 agosto 2014

Hercules - Il guerriero

Copyright widemovie.it
Ogni popolo ha bisogno di un eroe da ammirare e seguire e questo sei tu Hercules così il veggente Anfiarao apostrofa il guerriero. Un guerriero attorniato dalle leggende, ma nell'intimo molto umano e perseguitato dalla morte della sua intera famiglia.
Il re della Tracia Coys (John Hurt), vecchio e decadente, chiede aiuto a lui e al suo gruppo di guerrieri molto diversi tra loro. Hercules accetta per l'oro e nella speranza di chiudere così la causa con la dea Era. Hercules addestra così un'improvvisato esercito di contadini e braccianti per sfidare il nemico Reso. Questa guerra si rivelerà una trappola. Coys è alleato con il re Euristeo (Joseph Fiennes) per governare insieme la Grecia come despoti sanguinari. Il guerriero, figlio di Zeus e di una mortale secondo la leggenda, insieme con i suoi prodi aiutanti dovrà rovesciare un esercito intero per salvare se stessi e il popolo della Tracia.
Un uomo vero Hercules, che la leggenda ha reso dio, ma nella realtà è come tutti gli altri, ci ricorda che la motivazione vedi  la sete di vendetta per la sua famiglia, la voglia di sconfiggere i traditori Kotis ed Euristeo può renderlo più forte e permettergli di realizzare imprese come un Dio. A ciò si aggiunge un pizzico di humour e interessanti rapporti interpersonali all'interno di un gruppo forte e unito ormai divenuto come una famiglia.
Hercules Il guerriero di Brett Ratner, già regista di X Men conflitto finale e di Family Man, è in conclusione un action epic movie divertente, molto meno trash di quanto mi potevo immaginare dal trailer, sorretto da un eccezionale Dwayne Johnsons, perfetto per questo ruolo vista anche la sua precedente carriera come wrester.

Voto: 6,5
Giorgio Barison

martedì 5 agosto 2014

Transformers - L'era dell'estinzione.

Copyright screenrant.com
Michael Bay ripete la sua migliore ricetta per creare il quarto capitolo della saga tratta dai celebri giochi della Hasbro. Un nuovo capitolo ambientato cinque anni dopo il terzo conclusosi con la battaglia di Chicago. E' un seguito ma anche una nuova ripartenza, un reboot, si riparte con diversi nuovi attori principali tenendo gli stessi ritmi e modalità e qualche vecchia conoscenza come i tipici grandi effetti speciali e le spettacolari scene di azione.
Questa volta il malcapitato umano che entra in contatto con i transfomers è Cade Yeager (Mark Wahlberg), inventore sfortunato, che si ritrova tra le mani per caso Optimus Prime, senza nemmeno troppa convinzione prova a sistemarlo e rimetterlo in funzione. Nel frattempo il capo della Cia ha stipulato un patto con un cacciatore di taglie Lockdown il cui obiettivo è fare fuori tutti gli Autobot ancora esistenti e ottenere il "seme". Ora i transformer sono considerati nemici degli umani a tutti gli effetti e gli Autobot sono costretti a nascondersi. A partire da alcune resti di Megatron lo scienziato Joshua Joyce con la sua industria robotica Ksi ha iniziato a dare vitaa una nuova serie di transformers evoluti creati in laboratorio.
Dietro a tutto c'è però le mente di Megatron, Yeager insieme alla figlia e al suo fidanzato proverà quindi a salvare il destino della Terra aiutato dagli ultimi Autobot rimasti in una immensa battaglia senza fine.
La bella di turno non manca nemmeno in questo episodio, è Nicola Peltz, nel film la figlia di Cade Yeager, classe 1995, segue le orme di Megan Fox e di Rosie Huntington- Whiteley. Mentre nelle location si nota ormai l'influenza orientale anche in un film così hollywoodiano, infatti tra i governi citati c'è anche quello cinese e numerosi scontri sono ambientati a Hong Kong.
In conclusione un film con i tradizionali ingredienti dei precedenti con un pizzico di ironia, battaglie senza fine, scarsi dialoghi che creano un buon intrattenimento estivo, ma meglio non provare a chiedere di più.

Voto: 6

Giorgio Barison

mercoledì 2 luglio 2014

Il capitale umano


Il capitale umano non sembra un film italiano da tanto è innovativo e diverso dagli altri. E' il modo in cui viene sviluppata la sequenza del film che lo rende unico e necessario.
Il nucleo in sè non è forse dei più originali, tratto molto liberamente dall'omonimo romanzo di Stephen Amidon. Due famiglie nella Brianza che conta. La prima in alto, ricca che punta sempre a di più, con decine di problemi tenuti appositamente sotto il tappeto, guidata da uno speculatore senza pietà, e la seconda capitanata da Dino, immobiliarista, che tenta la scalata sociale in modo vertiginoso senza pensare alle conseguenze. Unite ancora di più da un incidente automobilistico dove un cameriere viene investito mortalmente.
Non è il classico film perchè il livornese doc Paolo Virzì racconta i più caratteristici tratti delle profonda Italia del Nord in modo audace, ma anche con una tecnica molto interessante. Non la trama lineare, ma mostrando la stessa vicenda dal punto di vista dei personaggi più importanti, così lo spettatore viene a conoscenza della varie sfaccettature e della verità, molto diversa dalle apparenze.
Tutto ciò è supportato da una prova attoriale egregia di Fabrizio Gifuni, capitalista speculatore senza scrupoli, di un Fabrizio Bentivoglio, quasi irriconoscibile, immobiliarista che sogna troppo in alto e dalla coppia femminile delle mogli Valeria Golino e Valeria Bruni Tedeschi, agli opposti ma che bene rappresentano due figure tipiche di donne. Seguiti da numerosi altri attori in performance azzeccate e piccoli ruoli che lasciano felicemente sorpresi, basti vedere il grande Luigi Lo Cascio interprete di un giovane critico teatrale e il forse poco noto Luca Torraca del teatro dell'Elfo nelle vesti del monsignore della scuola privata. Tutto perfettamente costruito e assemblato. Un film ambientato in Brianza ma che per me potrebbe ben rappresentare dinamiche di un certo modo di vivere di una più grande parte d'Italia. Il cinismo e l'avidità non hanno limiti e portano distruzione dei più deboli e dei sentimenti. Un grande film italiano diverso dagli altri che non ha paura di mostrare una parte di noi che non piacerà a molti.

Voto: 8

Giorgio Barison

venerdì 30 maggio 2014

X Men Giorni di un futuro passato


Gli X Men sono tornati per l'ennesimo titolo sempre pimpanti e sorprendenti, a quattordici anni dal primo episodio al cinema, a differenza di altre saghe della Marvel sanno reinventarsi e sembrare nuovi in qualcosa. Questo ultimo film, terzo della serie a firma di Bryan Singer, si basa sull'omonimo fumetto di Chris Claremont e John Bryne.
Anno 2023. La guerra contro i mutanti e tutti i loro alleati prosegue senza sosta da cinquantanni e ha prodotto solo un mondo buio e senza vita. Le sentinelle seminano terrore e morte in ogni angolo del globo. Gli avversari di sempre Magneto e Professor X insieme a pochi altri sopravvissuti usano la loro ultima chance per salvare il destino degli X Men: mandare indietro nel 1973 la coscienza di Logan Wolwerine per cambiare la storia. Logan deve evitare la morte per mano di Mistica dello scienziato Bolivar Trusk progettista delle sentinelle che hanno l'unico scopo di uccidere tutti i mutanti, dovrà farsi aiutare da un giovane Professore X (James McAvoy) ancora senza poteri e dagli altri mutanti come Bestia e Magneto.
Un film della Marvel che mi è piaciuto, diverte, la necessaria collocazione negli Anni 70' intrattiene, è un bel salto indietro nel tempo per colori, costumi e musiche con sullo sfondo i grandi eventi della storia americana riletti secondo gli eroi dei fumetti dalla Guerra in Vietnam all'assassinio di J.F.K. Un cast al completo tra vecchi e nuovi mutanti, molti con piccole parti tra cui esce come vero protagonista Hugh Jackman con i suoi artigli e dove si segnala la presenza di Peter Dinklage (Bolivar Trusk) come villain dopo il grande successo de Il trono di spade.

Voto: 7

p.s. dopo i titoli di coda c'è una interessante sorpresa da non perdere.
Giorgio Barison

venerdì 16 maggio 2014

Godzilla

Godizilla è tornato, alle origini della tradizione giapponese. Gareth Edwards, un nome che a molti, me compreso, dice poco o nulla, regista di Monsters film a basso budget catastrofico, riprende in mano la stessa storia già affrontata da Roland Emmerich nel 1998, questa volta riesce il risultato è decisamente interessante. C'è intrattenimento, scene spettacolari che divertono, suspanse, tutto quello che ci potremmo aspettare da un film catastrofico, ma niente di più.
1999. Nelle viscere della terra nelle Filippine sono ritrovati dei strani resti organici. Dopo quindici anni in una centrale nucleare in Giappone avviene un misterioso incidente, qualcosa si è risvegliato. Ufficialmente è un incidente nucleare, in realtà è molto altro. L'esercito crea un'immensa zona di quarantena, tutta la popolazione è all'oscuro di tutto, per lunghi anni hanno cercato di contenere la bestia, ma giunge il giorno del suo risveglio. Inizia una battaglia tra mostri i Muto e Godzilla, l'esercito americano prova a eliminarli senza grandi risultati. Il Giappone, le Hawai, San Francisco nel frattempo sono distrutte. Uno solo sopravviverà.
Tra le righe vicende umane troppo abbozzate: l'impeccabile Bryan Cranston, reduce da Breaking Bad, in una parte troppo corta prova a scoprire la verità, avrebbe meritato di più, mentre il figlio Ford Brody (Aaron Johnson) ha un ottimo feeling con Elle Brody (Elizabeth Olsen).
Un film che si comporta da vero blockbuster in tutti i sensi, di certo non si scordano i ruggiti potenti dei mostri; io l'ho visto in una sala strapiena anche grazie alla Festa del cinema, ma otto euro altrimenti non li avrebbe meritati.

Voto: 6

Giorgio Barison

venerdì 2 maggio 2014

Arrivederci Australia

Sono giunto ormai alle ultime mie ore in Australia, domani sera ho il volo per tornare in Italia. Con questo blog ho cercato pur tra mille difficoltà' e nei luoghi più' sperduti di raccontare un poco la mia esperienza diversa lontano dall'Italia.
Negli ultimi giorni ho riflettuto un po' su questo periodo preferisco comunque non dilungarmi troppo in bilanci. E' stata un'esperienza unica, ricca di sfide, avventurosa, mi sono messo in gioco veramente e fino in fondo, rischiando un po' e andando verso qualcosa che non conoscevo. Ci sono stati risultati diversi dalle aspettative, ma questo succede inevitabilmente in un viaggio cosi lungo e complesso, ne ho avuti altri inaspettati. Ho riempito un vuoto importante riguardo il passato e il presente della mia famiglia e ho viaggiato molto a Sydney, a Hobart e a Surfers Paradise. Un viaggio che rifarei altre centro volte. Un solo suggerimento nella vita vanno colte le occasioni subito senza perdere tempo, come ho fatto nel mio piccolo.
L'Australia e' un Paese incredibile, tra poco sarà il momento di iniziare
di nuovo la mia vita in Italia con nuove idee e prospettive e con un pò di esperienza in più.

p.s. chissà forse un giorno tornerò in Australia...

Giorgio Barison

venerdì 18 aprile 2014

Autunno in viaggio a Langwarrin

Il mare in burrasca di Mornington
La casa a Langwarrin
Inizia il momento delle ultime volte. L'ultima piccola avventura lontano dalla città, infatti sto svolgendo la mia ultima esperienza di woofing a Langwarrin, vicino a Frankston, a 45 km sud est da Melbourne. Dico ultima perché tra meno di tre settimane tornerò in Italia a inizio maggio. Trascorro le mie giornate in modo tranquillo tra lavoretti e svaghi, compresa piccola a gita a Mornington, e un po' di tempo per pensare che non guasta. Ospite di una coppia marito e moglie australiani anglosassoni ormai abituato alle loro tipiche abitudini, il coffe break delle 11, sacro, con long coffe con un po' di latte, pranzo invece leggero divorato in poco tempo e cena alle 18 circa, evito la loro supplementare pausa con il the delle 15. La cultura profondamente diversa è il primo aspetto che colpisce, partendo dalla abitudini alimentari come  i litri di long coffe bevuti ogni giorno o di the caldo sempre corretto con il latte, zero pane e a molto altro.
L'umore è buono, seppur inevitabilmente altalenante, sembrano volati i mesi, ma non è del tutto così, a me pare essere trascorsa un'eternità piena e fitta, tanto che fatico a credere che finirà per davvero tra un pochino, ma anche questo è il bello della mia condizione.
Tra poco è Pasqua, come in Italia così in Australia, diversa quest'anno, la mia unica nella terra dei canguri con i miei parenti dell'altra parte del mondo, poi chiuderò con gli ultimi giorni in città, a Melbourne c'è ancora qualcosa da scoprire e per stare in po' in compagnia.


Tanti auguri di Buona Pasqua!

Giorgio Barison

domenica 13 aprile 2014

AFL: lo sport secondo Melbourne

Venerdì sera sono andato a vedere una partita di Afl tra Richmond e Collingwood, due squadre di Melbourne. AFL e' un acronimo di Australian Football League. Il football secondo le regole australiane, meglio dire di Melbourne e del Victoria dove e' stato fondato e dove tuttora 8 delle 18 squadre del campionato hanno sede. Il risultato e' uno sport per me abituato al calcio soccer completamente nuovo e difficile da descrivere, un mix di rugby, calcio e molto altro.
E' l'atmosfera, il clima che si respira la componente più innovativa e originale per me.Si respira tranquillità' e zero tensione tra i tifosi di ogni squadra, di ogni eta', giovani, anziani, famiglie con bambini. Tutti vanno allo stadio senza problemi, uno stadio alla fine decisamente pieno, presenti 62.000 persone. Uno sport per tutti anche per il prezzo, il biglietto piu' caro è 60 dollari (40 euro). Non esistono le curve tipiche della seria A, tutti i tifosi sono mischiati insieme uno a fianco dell'altro ognuno esulta quando vuole, vietati striscioni e le bandiere fanno capolino solo quando una squadra segna un goal. Alla conclusione viene trasmesso l'inno della squadra che ha vinto e i tifosi della squadra che ha perso non perdono le staffe, escono a fuori insieme a tutti gli altri senza problemi.  Non ci sono polemiche su arbitri, tifosi avversari, squadre. Poi si torna a casa in treno, in auto senza fare più caso alla partita.
Per le regole, anche se basta cercare sul web, dico solo che si gioca con le mani e si segna con calciando la palla tra tre piloni, facendo uno o sei punti, e la partita e' composta da quattro tempi da venti minuti effettivi e gli spettatori allo stadio non sanno quando si ferma il tempo.
Uno sporto lontano anni luce dalla tensione, dagli scontri di ogni tipo del calcio italiano, espressione credo di una societa' piu' sana. Dovremmo prendere esempio.

Giorgio Barison

martedì 8 aprile 2014

Sydney, molto più di una metropoli

Opera House
Sono stato a Sydney, capitale del New South Wales, per quattro giorni da vero turista o quasi partito da solo ho trovato un pò di compagnia inaspettata. Qui e' autunno e si e' sentito tutto, la pioggia ha condizionato in parte questo mio piccolo viaggio, una giornata, la seconda, pero' e' stata molto bella. Una vera metropoli dominata da decine e decine di grattacieli e alla fine letteralmente buttati sulla baia trovo i due simboli contrastanti e unici della città: l'Opera House e Harbour Bridge. Una citta' ricca anche di aree verdi come il Domain, i Royal Botanical gardens e l'Hyde Park, il piu' antico parco pubblico di Australia e di arte, da ricordare l'Art Gallery of New South Wales e il MCA, il museo di arte contemporanea, che ospitano fino al 9 giugno parte della Biennale di Sydney.
In definitiva una citta' di difficile comprensione, ma pur sempre immensa e intrigante, preferisco Melbourne ho avuto modo di conoscerla meglio, sviluppata sulla baia senza troppa pianificazione e senza un chiaro centro. Una visita che mi ha fatto stare meglio, viaggiare, partire, e ripartire mettono in moto sensazioni sempre nuove.
Adesso di nuovo in citta' a Melbourne, tra pochi giorni riparto per la mia ultima esperienza di woofing, tempo permettendo, piove senza interruzione da un po'.
Il tempo scorre velocissimo tra un po' tornero' in Italia a maggio. Un viaggio il mio molto lungo, unico e che ripeterei, adattarsi alla svolgersi della situazione e' stato molto importante e mi ha fatto crescere, e poi si impara a cogliere solo il meglio da ogni situazione nuova.
Nella vita bisogna mettersi in gioco solo così si può dire di averci provato e non avere rimpianti.

Giorgio Barison



venerdì 21 marzo 2014

Ai piedi del monte: Woodend

Il mio viaggio prosegue. Ora mi trovo a Woodend, piccola cittadina di 5000 persone ai piedi del Monte Macedon, proprio a metà strada tra Melbourne e Bendigo. Ancora con il woofing, ospite questa volta di un coppia di inglesi in Australia ora in pensione, in casa da segnalare la presenza di due immensi cagnoloni docili, due airldale terrier. Il panorama per gli occhi è decisamente buono, una spianata di abeti e pini fino alla sommità del Monte Macedon e solo una strada sterrata verso la civiltà, ma non sempre è sufficiente.
Il morale è buono, io proseguo a viaggiare in questo modo “diverso”, ormai il mio percorso, a meno di sorprese, ha preso una certa direzione con qualche rientro in città ogni tanto per stare in compagnia tra amici e famiglia, grazie proprio alla quale ho potuto essere qui e svolgere questa esperienza unica.
Le giornate sono ancora belle a volte e altre volte fresche, per me da oggi è ufficialmente autunno (per gli australiani dal 1 di marzo) vado verso un periodo più freddo e piovoso.... Vivo ancora qui per un po', il tempo per pensare è molto e comprendo meglio gli aspetti positivi e non del mio passato e preparo i propositi per il futuro e poi volo con il pensiero al mio ritorno, in avvicinamento, nel mio Paese, l'Italia, nonostante le sue difficoltà e contraddizioni.

Giorgio Barison

venerdì 14 marzo 2014

La città dell'oro: Ballarat

Il mio viaggio, non lavoro, dall'altra parte del mondo in Australia mi ha portato questa settimana a Ballarat. Sono stato ospite di una famiglia italo-australiana che vive pochi chilometri fuori dal centro in località Mount Helen. Ballarat è un'importante centro regionale del Victoria a 100 km nord ovest di
I cerchi olimpici al lago Wendouree
Melbourne, conta circa  85.000 abitanti, città nota per le sue miniere d'oro scoperte nel 1851. La città ha alcuni spunti interessanti visitabili in pochi giorni: primo fra tutti l'Eureka Stockade, luogo della prima ribellione contro il potere degli inglesi, datato 3 dicembre 1854, ora sede del M.A.D.E, Museo della democrazia. Legato all'oro è sorto anche un lago, il Lago Wendouree, ottimo per una passeggiata e una corsa al mattino, sede anche delle gare di canoa delle Olimpiadi di Melbourne nel 1956. Infine segnalo Sovereign Hill, non solo una collina ai bordi del centro, ma un'attrazione unica al mondo, è la ricostruzione del villaggio di Ballarat come era nel 1854  posizionato sui resti di un miniera d'oro, ci sono attività, figuranti con i costumi d'epoca e diversi negozi. Unico difetto il prezzo decisamente alto, quasi 50 dollari, per un luogo visitabile in poche ore, ma ne valeva comunque la pena.
Il tempo passa inevitabile anche qui, sono via da più di quattro mesi, cerco di stare sereno, anche se non nego che a volte ho dei momenti di difficoltà legati alla nostalgia e alla solitudine, poi però supero tutto e riparto più convinto di prima. Nella vita bisogna provare e lanciarsi, così non si avranno sensi di colpa.
Tra un po' sarò in Italia, ma ora vivo ancora qui e tra qualche settimana andrò a Sydney...

Giorgio Barison

lunedì 3 marzo 2014

Esplorando il Victoria: Daylesford e Hanging Rock

Sono ancora a Trentham, le giornate si stanno accorciando e mi avvicino all'autunno. La mia esperienza qui mi permette di esplorare un pochino i dintorni molto interessanti. La prima località che segnalo è Daylesford, comune di 3000 abitanti, importante centro della zona noto per le sue acque termali, specie quelle di Hepburn Springs. Fu fondato verso la fine dell'Ottocento da un gruppo di svizzeri di lingua italiana e tuttora ogni anno a novembre si tiene la festa con canti e balli in italiano. Molto carino è il Lake Daylesford, un tempo usato come riserva d'acqua per i cercatori d'oro, ora luogo per picnic e passeggiate.
Invece sabato pomeriggio insieme alla famiglia che mi ospita ho svolto un piccola gita ad Hanging Rock, complesso roccioso divenuto noto ad alcuni per il film Picnic ad Hanging Rock di Peter Weir 1975. Si tratta di una conformazione rocciosa unica al mondo, detta mammellone, risultato dall'erosione di un vulcano inattivo da migliaia di ani, gli agenti atmosferici hanno creato queste rocce incredibili che svettano 105 metri sull'area circostante e complessivamente 715 metri sul livello del mare. La salita richiede solo una ventina di minuti e una volta sopra la soddisfazione è molta, si ha una visuale incredibile di chilometri e chilometri.

Settimana prossima andrò a Ballarat per alcuni giorni. Il mio viaggio continua e un altro mese è già iniziato qui in Australia, dall'altra parte del mondo.

Giorgio Barison

domenica 23 febbraio 2014

Nella foresta verde: Trentham

Il mio viaggio continua, e così dopo aver lasciato Greendale, con quasi un po di dispiacere, eccomi a Trentham, villaggio non troppo lontano dal precedente, ma molto diverso. Ho lasciato i pascoli e le terre aride e sono ora sulle colline verdi delle Highlands, mete di villeggiatura per gli ab
itanti di Melbourne.
Trentham è un piccolo villaggio affascinante con tutto quello che serve: bar, hotel, panetteria storica, posta, immerso nella Wombat forest a circa 100 km d Melbourne.
Io sto svolgendo la mia esperienza di woofing qui presso una famiglia con madre e due gemellini di sette anni. Vivo in una proprietà di circa 12 ettari, con un ampio orto e una fitta foresta che circonda la casa, alimentata solo con energia rinnovabile. Qui le temperature sono più temperate rispetto alle zone costiere grazie ai suoi 600 m di altitudine.
Il posto mi piace abbastanza, avere alla mattina di fronte una distesa di alberi senza fine fa sempre un certo effetto rispetto ale auto e al cemento nostrano e questo grazie al woofing, non lo avrei mai immaginato, un modo diverso decisamente per continuare a viaggiare e conoscere persone nuove. Starò qui per un po', alcune settimane al massimo, il mio tempo qui in Australia non è senza fine e desidero vedere anche altro.
La mia situazione precaria rende più ampie le mie possibilità e mi lascia sempre un po' di libertà di scelta. Mi sto adattando a fare cose che mai avrei pensato, abbandonando molte delle comodità di casa a cui ero abituato, tutto questo con molta facilità.
Seguo quello che avviene in Italia con delusione e smarrimento, il mio sguardo è sempre più alieno, meglio così.

Il viaggio continua, io non mi fermo.

Giorgio Barison

venerdì 14 febbraio 2014

Einaudi a Melbourne

Ieri sera ho assistito al primo concerto di Ludovico Einaudi a Melbourne, presso la Hamer Hall. Il suo debutto assoluto per lui in Victoria, nei giorni scorsi e' stato ad Adelaide e presto sara' a Sydney, in una location incredibile: un teatro da 2661 posti paragonabile ai grandi teatri della musica classica europei come la Royal Albert Hall o La Scala. Un concerto che per qualche ora almeno con la musica mi ha fatto sentire in Italia, infatti proprio un anno fa, il 12 febbraio ero a Milano al teatro degli Arcimboldi a vedere il concerto di Einaudi e ieri dall'altra parte del mondo l'ho rivisto. Le distanze a volte non esistono. Il pubblico australiano e' stato molto caloroso, applausi senza fine e bis ottenuto: il compositore italiano era accompagnato da altri sei musicisti che hanno arricchito la sua musica creando nuove tonalita'.
Un concerto indimenticabile che mi ha fatto provare ottime emozioni in compagnia di mio cugino Brian, lontano dal mio Paese, l'Italia.
Io vado avanti a vivere qui, giorno per giorno, faro' altre esperienze di woofing e mi sto informando per le farm, prendo tutto il meglio ogni giorno.

Giorgio Barison


lunedì 10 febbraio 2014

Lontano dalla città Greendale

La casa dove abito.

E alla fine ho lasciato Melbourne e la cosiddetta civiltà per scoprire un altro pezzo di Australia. Prima o poi dovevo farlo, ormai la città la conoscevo molto bene, fin troppo, dopo quasi tre mesi. Ho scelto di andare a svolgere un'esperienza di woofing. Il WOOF, acronimo di willing workers on organic farms, è un'organizzazione internazionale, presente anche in Italia, ovvero lavoro volontario in fattorie organiche. In realtà è molto di più, è una struttura che permette a giovani e meno provenienti da tutto il mondo di viaggiare nelle zone più rurali in tutto il mondo senza spendere nulla o quasi, basta avere il libro, che vale come iscrizione e poi contattare i woofer host per mettersi d'accordo. Si lavora dalle 4 alle 6 ore al giorno in cambio di vitto e alloggio, ci sono tantissime possibilità diverse, ogni luogo ha delle caratteristiche diverse, dove la parole d'ordine è scambio. Scambio di lavoro per vitto, ma anche di culture, si conoscono culture del posto e si introduce il proprio background di usi, costumi e di lingua.
Io mi trovo a Greendale da una signora anziana di origini scozzesi, suggerita da un mio caro amico conosciuto qui. Si tratta di una casa di mattoni nel mezzo del bushland australiano, campi e forestasono i padroni qui, la proprietà è di circa un ettaro e mezzo, io mi occupo di tagliare l'erba e altri piccoli lavori di giardinaggio.
Sulla stessa via ci sono numerose famiglie con figli, che creano una grande comunità unita pronta ad aiutarsi l'un l'altro. Sto molto bene qui, ma non so per quanto tempo potrò starci. Vivo alla giornata senza programmi a lungo termine, cerco di cogliere il meglio ogni giorno.

Giorgio Barison
Giorgio Barison

mercoledì 5 febbraio 2014

Un viaggio atteso: Hobart

Un viaggio per me atteso è stato quello a Hobart, prenotato addirittura a inizio dicembre, dove sono stato per una settimana da mio zio Ma
rio. Una città e una terra la Tasmania che sembrano e sono molto lontane. Una terra molto isolata dove si è sviluppata una natura unica al mondo. Hobart è una città piccola in confronto alle metropoli Melbourne e Sydney, “solo” 200.000 abitanti, adagiata sulla foce del fiume Derwent e sormontata dalla vetta che misura 1270 metri del Monte Wellington. Io ho esplorato molto la città, visitando il museo della Tasmania e la galleria d'arte, il celebre, qui almeno, Salamanca market con prodotti tipici da tutti lo stato il sabato. Sono poi salito sul Monte Wellington, ascesa in bus e discesa a piedi, una bella camminata piena di riflessioni di dieci chilometri in mezzo alle nuvole basse e alla natura. Non potevo evitare di visitare il MONA, museum of old and new art, l'attrazione più interessante e unica della città, incastonato sulla sommità di una collina tra le rocce, di proprietà di David Walsh, miliardario tasmaniano, che qui ha raccolto tutta la sua raccolta di opere d'arte antiche e nuove e ospita numerose mostre temporanee.
Sono appena tornato ieri sera e già riparto, domani infatti vado a Greendale, a 80 km da Melbourne per fare woofing: lavoro in campagna in cambio di vitto e alloggio, vi spiegherò meglio in seguito. Vado anche perché ormai la città mi stava stretta e mi piace essere in viaggio, conoscere persone e posti nuovi e poi sarà una buona occasione per migliorare l'inglese.
Sono già passati tre mesi da quando sono qui in Australia, dall'altra parte del mondo, un traguardo importante potrei dire, guardo davanti in modo positivo ho ancora alcuni mesi da vivere qui fino in fondo poi ritornerò alla mia vita in Italia, il mio Paese.

Il viaggio continua.

Giorgio Barison

lunedì 27 gennaio 2014

The Wolf of Wall Street

Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio fanno ancora colpo. Raggiungedno livelli di alto cinema con The Wolf of Wall Street. Film questo tratto dalla storia vera di Jordan Belfort, broker di borsa che in pochissimi anni, tra il 1987 e il 1994, è diventato milionario truffando centinaia di risparmiatori. Estremo è l'aggettivo giusto per descrivere l'interpretazione e la vita di Belfort nella realtà e nel film. Una vita dissoluta, depravata al massimo prima per raggiungere i suoi obiettivi e poi per goderne appieno i frutti. Un film estremo e quindi non per tutti, le fan dell'eore di Titanic avranno forse il mal di stomaco di fronte a tutti uesti festini a base di droga, orgie e alcol tra una partita in borsa e un'altra.
Di Caprio dalla sua riesce a calarsi perfettamente nel personaggio e compie un'ottima interpretazione, riconosciuta tale anche da stampa e critici avendo ottenuto un Golden Globe e una nomination agli Oscar, (saranno consegnati il 2 marzo). Un film molto lungo, tre ore quasi, lo voglio ricordare, si parte dalla fine e si torna all'inizio come nel miglior stile di Scorsese e del cinema degli ultimi vent'anni per mostrarci al meglio tutta l'ingordigia e la depravazione di Belfort e di tutti quelli che lavorano per lui uomini e donne.
Un film forte che non giudica il passato ma lo mostra e basta, con attori eccezionali oltre a Di Caprio desidero citare Jonah Hill e Matthew McConaughey. Le note nostrane di Gloria di Umberto Tozzi e la cover rock di Mr Robinson arricchiscono uno dei migliori film della stagione magistralmente diretto.


Voto: 8

Giorgio Barison

giovedì 23 gennaio 2014

Vivere la città': Au Open e Arcade Fire

Rafael Nadal saluta gli spettatori.
Vivere un'esperienza all'estero lunga diversi mesi come la sto vivendo io significa anche vivere la città e vivere quello che offre in questo momento vicino ai miei interessi. Seguendo questo filo logico settimana scorsa, giovedì 16, sono stato a vedere una giornata degli Australian Open di tennis, uno dei quattro tornei del Grande Slam. Dopo averlo visto tante volte in tv ho visto il tennis dal vivo. Mentre ieri mercoledì 22 sono andato al concerto degli Arcade Fire, il mio gruppo preferito, alla Sidney Music Bowl.
Vedere i tennisti, le partite di persona è stato bellissimo, molto emozionante, molto più che vederle in tv, e non conta se i miei beniamini vincono o perdono. I campi, tra cui segnalo la sontuosa Rod Laver Arena, sede di molti concerti, l'Hisense arena, e il margaret court, sono inseriti nel grande Melbourne Park. Il caldo e' stato anche un gran
de protagonista, ci sono stati oltre 42 gradi per tutta la giornata, tanto che hanno dovuto interrompere le partite verso le 14. Io ho visto alla Rod Laver Arena Maria Sharapova contro la Knapp, altoatesina, dopo tre ore e mezza di battaglia ha prevalso la russa, poi mi sono spostato sul campo n. 3 per vedere Andreas Seppi contro Donald Young, che ha vinto dopo cinque set e l'interruzione per il caldo, e infine ho finito la giornata con Rafael Nadal contro il giovane australiano, classe 96, Kokkinakis. Il maiorchino ha vinto imponendosi in tre set. Senza sorprese.
Ieri invece sono stato al concerto degli Arcade Fire, gruppo canadese indie rock, forse il mio primo vero concerto all'aperto, si è tenuto presso la Sidney Music Bowl con piu' di diecimila spettatori. E' stata una ottima serata in compagnia di mio cugino Brian. Sicuramente un concerto che non dimentichero' facilmente, gli Arcade Fire sono stati la mia colonna sonora nelle settimane prima di lasciare l'Italia e anche qui li ho ascoltati molto, cosi' sentire Wake Up, cantata a squarciagola, Afterlife e Reflektor e tutti gli altri pezzi e' stato unico. 

Oggi e' gia' un altro giorno e riparto, nessuna novita' per il lavoro, quindi dopo la breve trasferta a Hobart, torno il 4 febbraio, penso che andro' in farm a fare woofing. Ormai e' diverso tempo che sono qui e sto iniziando a valutare le mie priorita' e cosa preferisco fare nel tempo che mi resta qui lavoro o non lavoro.

Giorgio Barison  

mercoledì 22 gennaio 2014

Her

Los Angeles. Un futuro non troppo lontano. Theodore (Joaquin Phoenix), nome dal sapore vintage, uomo molto solo e introverso, potrei definirlo asociale, e' lasciato dalla sua storica fidanzata Cathrine (Rooney Maara) e cade in depressione. Di professione scrive lettere d'amore per un noto sito. Le persone ormai non riescono piu' a farlo tanto e' forte l'incomunicabilita' tra loro. Arriva in commercio il primo sistema operativo dotato di coscienza, Theodore lo compra subito, si chiama Samantha (Scarlet Johansoon). Tra l'uomo e la voce, dotata di personalita' quasi umana, si instaura un rapporto molto particolare e si innamorano come una coppia "normale". Theodore andra' incontro anche ai rischi del caso e agli sguardi malevoli di colleghi e della sua ex per la sua relazione non con una persona, ma con un computer. Una storia d'amore sul suo senso piu' profondo, quieta, tenue, e romantica. 
Un film che solo un artista visivo come Spike Jonze poteva realizzare, dopo la favola de Where the wild things are e i numerosi videoclip. Ambientato in un futuro che secondo molti, me compreso, e' il piu' realistico e concreto, dove le interazioni umane saranno minime e tutto sara' a voce, addio tastiera e contatto con dispositivi. Immersi poi in citta con grattacieli e colori pastello chiaro. Molto bella e interessante la dedica del film tra gli altri a James Gandolfini, noto per i Soprano e a Maurice Sendak, indimenticabile autore de Where the wild things are da cui Jonze quattro anni fa aveva ttratto il suo film omonimo. Le musiche, nominate agli Oscar, sono leggere, con solo due pezzi, non penetrano troppo, ma sono piacevoli, sono state curate dagli Arcade Fire. Il film convince e' allieta a suo modo, considerato uno dei migliori film dell'anno, e' candidato a 5 premi Oscar, tra cui miglior film e miglior sceneggiatura originale.

Voto: 7

domenica 12 gennaio 2014

Great Ocean Road e The Grampians

I 12 apostoli

La mia esperienza in Australia e' anche la scoperta di questa immensa isola traverso piccoli e grandi viaggi. A questo proposito giovedì 9 e venerdì 10 gennaio ho fatto una gita tra la Great Ocean Road e il Grampians national park insieme ad un gruppo di italiani conosciuti qui a Melbourne.
Il panorama dal Grampians national park
La Great Ocean Road e' una strada che costeggia una della aree piu' belle del Victoria, costruita come memoriale dei caduti durante le guerre. Le sue spiagge sono famose per il surf, a Torquay hanno sede a tal proposito la Quiksilver e la Rip Curl oltre al museo del surf. Da Melbourne si arriva in mezza giornata, noi dopo dieci ore avendo fatto tante soste, alla conclusione dove abbiamo trovato i 12 apostoli. I 12 apostoli è il nome convenzionale dato ad alcune conformazioni rocciose che fuoriescono dall'oceano creando un paesaggio da sogno. In realtà non sono 12 ma meno, ogni anno sono soggetti alle avverse condizioni meteorologiche. Sono una meraviglia per tutti i visitatori da ogni Paese del mondo, creano un'atmosfera da fine del mondo.
Poi il giorno successivo siamo ripartiti da Warnambool alla volta di Halls Gap al centro del Grampians national park. Una parco nazionale sulle verdi colline australiane e scolpito dalla roccia rossa, abbiamo visitato le affascinanti cascante Mckenzie e poi ci siamo spostati di qualche chilometro per vedere l'immensa foresta sottostante da alcune balconate. Un panorama che come potete vede dalle foto merita il viaggio e anche una breve passeggiata sotto il solleone.
Adesso riparto a cercare lavoro, oggi un'altra prova andata bene, ma con lo sguardo vado già a febbraio se non cambia la situazione sto pensando di andare in farm per un breve periodo per fare un'esperienza diversa. Vivo alla giornata senza troppi programmi, tutto può cambiare da un giorno all'altra qui in Australia. Cerco sempre di vivere pienamente.

Giorgio Barison

lunedì 6 gennaio 2014

American Hustle

Decido di andare a vedere questo film dopo averne letto molto bene, specie per le interpretazioni di Christian Bale e del duo Adams / Lawrence, e dopo che ha ricevuto la bellezza di sette nomination ai Golden globes. Solo in parte ha rispettato le mie aspettative.
American Hustle è una bella foto patinata di fine anni 70' che dura ben 138 minuti, davvero un'enormità. Irving Rosenfield (Christian Bale) è un imprenditore dalla doppia vita, proprietario di lavanderie e truffatore nel retrobottega, dopo aver conosciuto la affascinante e avvenente Sydeny Prosser (Amy Adams) espande i suoi affari grazie a falsi conti in Inghilterra. Un giorno però vengono scoperti dal FBI. La coppia viene assoldata per collaborare all'interno di una complessa operazione del FBI guidata da Richie DiMaso (Bradley Cooper), che ha l'obiettivo di scoprire i malaffari dietro la liberalizzazione del gioco d'azzardo nella città di Camden nel New Jersey, governata dal carismatico sindaco Carmine Polito (Jeremy Renner), e i rapporti opachi tra diversi membri del Congresso e alcuni imprenditori vicini alla mafia.
Tra i tre con l'aggiunta della moglie di Rosenfield interpretata da Jennifer Lawrence si crea un “quartetto” d'amore, un intrigo complesso di relazioni amorose, ricco di colpi di scena e ironia.
Il film diverte e intrattiene senza esagerare, c'è un'attenzione particolare per la ricostruzione storica, specie per i costumi e le acconciature, decisamente tipiche in quei anni. Il film è ambientato nel 1978. Non è il di sicuro il miglior film dell'anno troppo prolisso e senza la caratura anche di trama necessaria. Il cammeo finale di De Niro è decisamente evitabile, superfluo e davvero fuori luogo per un grande attore come lui. E' stato candidato a numerosi Golden Globes, tra cui miglior commedia, miglior regia (David O Russell), e per le interpretazioni tutti e quattro gli attori principali: Bale, Cooper, Lawrence e Adams, forse hanno davvero esagerato.


Voto: 6

Giorgio Barison