lunedì 31 ottobre 2011

Carnage


Con Carnage il controverso regista franco polacco Roman Polanski torna sugli schermi di tutto il mondo, con un film decisamente atipico, perchè svoltosi tutto in un solo ambiente: la casa della famiglia Longstreet, a New York.
Breve ma decisamente intenso, tratto da un'opera letteraria come il suo ultimo film, ( The Ghostwriter tratto dall'omonimo romanzo di Robert Harris del 2010), ci mostra il "massacro" tra quattro persone adulte, due coppie di genitori che discutono in seguito ad uno scontro fisico avvenuto tra i due rispettivi figli, l'obiettivo dell'incontro dovrebbe essere quindi quello di cercare di fare chiarezza e riappacificarsi, invece...
Da un incontro che doveva durare pochi minuti, si dilunga, fino a durare un pomeriggio intero, (indicazioni temporali mancano quasi del tutto), quattro adulti, due uomini e due donne la cui storia viene rapidamente narrata, dove discutono su molto: l'educazione dei figli, i valori, il lavoro, la vita, in un crescendo che raggiunge lo scontro fisico e una tensione eccezionale.
Polanski torna con un film apparentemente claustrofobico, dove si riesce a capire molto della situazione anche in un solo ambiente, film sull'essere umano, uomo o donna che sia, decisamente di alto livello, l'attenzione non può mai scemare, poiché ogni singola parola risulta determinante, qui la sceneggiatura è tutto. Consigliato agli amanti del teatro e di un cinema senza effetti speciali.

Voto: 8.5

venerdì 28 ottobre 2011

5 minuti

5 minuti è il tempo a disposizione per ognuno che voglia dire la sua al "Big Bang stazione Leopolda", mi auguro di non sbagliare, ma non solo qui, è un modo nuovo di fare partecipazione, politica, ovvero occuparsi della cosa pubblica, usato oggigiorno anche nei congressi, al Congresso regionale di Legambiente, a cui sono stato lo scorso weekend, è stato così, numerosi interventi con cinque minuti a disposizione. Cinque minuti è un tempo giusto, poi come sistema si può elaborare, arricchire intervallandolo con video e altre performance, ma è una durata perfetta, perché in cinque minuti la tua possibile platea non perde attenzione nei tuoi confronti ed è anche un utile esercizio di sintesi, perchè dire tutto quello che si desidera in "soli " cinque minuti non è così semplice, si vorrebbero dire tante cose, ma il tempo trascorre, bisogna essere sintetici. Bisogna scegliere un argomento preciso e puntare su quello, fare una panoramica generale, si è liberi di fare tutto quello che si vuole, Andy Warhol dise: "Nel futuro ognuno sarà famoso per quindici minuti", in questo caso sono un pò meno , ma sono i propri cinque minuti di celebrità.
E' un metodo democratico, pulito, onesto, come stasera alla stazione Leopolda, interverranno invitati, rappresentati del mondo della cultura, della società civile, politici, ma anche semplici cittadini e cittadine, è un metodo interessante da esportare anche a livello locale.
Il punto è che questo tipo di manifestazioni, come quella di questa sera a Firenze , deve essere un'opportunità di esposizione dei problemi, ma anche di ascolto da parte dei politici, direte ma cosa cambia dopo? Dopo ognuno si è tolto dei "sassolini dalle scarpe" e si può parlare dei problemi del Paese con una piattaforma politica, cercando di segnare i problemi più esposti e tenere quelli come linee guida, un modo per dare ascolto a chi non lo ha mai o quasi.
Non bisogna certo fermarsi, ma partendo dal basso, provare a costruire qualcosa per il futuro, a livello comunale, provinciale, regionale, nazionale, ma metterci del proprio per provare a cambiare le cose ad ogni livello.
Provateci anche voi, a dire la vostra in 5 minuti.

martedì 25 ottobre 2011

This must be the place.

Ieri sera dopo mesi di attesa sono andato a vedere This must be the place, l'ultimo film di Sean Penn, per la regia di Paolo Sorrentino; che vede una co-produzione italiana, irlandese e francese.
Cheyenne è una rock-star degli anni 80 che è tremendamente annoiato dalla vita, vive nella sua lussuosa villa con la moglie, pompiere, (Frances McDormand). Cheyenne trascorre le giornate a giocare a pelota con la moglie e i pomeriggi con una ragazza al centro commerciale.
Solo la morte del vecchio padre, a New York, riesce a destarlo, in fretta e furia parte per l'America, qui intraprende un viaggio interiore tra la ricerca del carneficie di suo padre (vittima nei campi di concentramento nazisti) e alla ricerca di se
stesso, nel passaggio dalla fanciullezza alla maturità, anche se a cinquantanni suoati.
La rock star scopre quanto può essere interessante vivere la vita e non solo guardarla.....

Film molto toccante, si basa su una magistrale interpretazione di Sean Penn, che con un'acconciatura che farà storia allontana tutti da sè, lui ancora fanciullo dentro. Sorrentino è molto abile fa far suonare i lunghi silenzi del film, riempendoli di significati, come pochi registi in circolazione, il silenzio come parte del film. La cura dei particolari è encomiabile, nulla è lasciato al caso. Il diretto della fotografia Luca Bigazzi deve essere citato per il suo ottimo lavoro, immagini pulite nitide, si spazia dal deserto americano alle fredde giornate di Dublino. Silenzi che sono riempiti anche da musiche, ovviamente, da diverse versioni della celebre canzone dei Talking Heads " This must be the place", suonata nel film dallo stesso David Byrne, oltre a pezzi storici come The Passenger di Iggy Pop.
Film che merita, forse in certi punti tropo poco credibile per la sceneggiatura e troppo ricco di significati, da qui il voto, ma quest'opera di Paolo Sorrentino ti lascia l'America dentro, con i suoi grandi spazi, che permettono di ritrovare se stessi e di terminare la noia.
"Il problema che passiamo troppo velocemente dall'età in cui diciamo " farò così" a quella in cui diremo" è andata così"

Voto: 8

lunedì 24 ottobre 2011

This is England


Inghilterra 1983
Shaun, ragazzino di tredici anni, solo e discriminato a scuola, è figlio di un soldato inglese morto durante la guerra delle Falklands e di una madre fragile che prova a farcela da sola.
Tornando a scuola durante un uggioso pomeriggio incontra degli skinhead, tra cui Woddy il loro leader, che lo invita star con loro, da qui inizia per Shaun una vita nuova in mezzo a questi ragazzi molto più grandi di lui, lui tredicenne loro ventenni o giù di lì, è la loro mascotte, in un gruppo molto vario diversificato.
Shaun in questo gruppo si sente alla pari, si sente bene, si atteggia come loro. Lo status quo viene rotto dal ritorno di Combo, uomo che esce di prigione dopo tre anni, facente parte della compagnia, con diversi precedenti penali, subito rompe l'equilibro dividendo la compagnia tra quli che volevano stare con lui e quelli che volevano stare con Woody, ciò comporta molte frizioni e alta tensione. Combo si ritrova con quattro amici, tra cui il piccolo Shaun, il gruppo si avvicina alla destra nazionalista del Fronte nazionale inglese, partitto xenofobo. Combo per un pretesto futile fa introdurre Milky, ragazzo nero che era in compagnia con Woody, in casa sua, qui dopo una discussione Combo esplode....

Film centrato sula figura di Shaun, ( Thomas Turgoose), giovane che cerca se stesso negli altri, e soprattuto sulle condizioni dell'Inghilterra negli anni Ottanta, fornendoci un'importante spaccato sociale. Film crudo e puro, violento, sboccato, commovente, vero.
Da ricordare la colonna soora curata dal compositore e pianista italiano Ludovico Einaudi, che è presente con quattro suoi pezzi: Ritornare, Oltremare, Fuori dal mondo, Dietro casa.

Voto:9

domenica 23 ottobre 2011

A Bergamo per due intense giornate.

Sabato 22 e domenica 23 ottobre si è svolto il IX congresso regionale di Legambiente, questo è stato il motivo per cui numerosi tesserati si sono recati a Bergamo per questa due giorni, tra cui il gruppo dei civilisti, compreso il sottoscritto.
Una fase del congresso sabato 22 ottobre.
Sono state due giornate molto intense e difficili da dimenticare, passate a montare e smontare i tavoli e il materiale, a stare insieme con gli altri civilisti e "legambientini" di ogni età, il congresso serve proprio a questo, permettere l'incontro tra tesserati di città lontane, un'occasione per confrontarsi.
Il congresso regionale ha visto l'intervento iniziale del presidente Damiano Di Simine, a cui sono succeduti numerosi interventi di ospiti esterni e iscritti, tra cui Ermete Realacci, Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente e Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente.
Nella giornata di domenica è proseguito il dibattito con gli interventi degli iscritti e alcuni ospiti, come Daniele Cassamagnago, poi a conclusione sono intervenuti Rossella Muroni e Barbara Meggetto, dopo di che ci sono state le votazioni per il direttivo regionale.
Nel direttivi regionale che si è subito svolto si è decretata la rielezione di Damiano Di Simine, come presidente, e di Barbara Megetto, come direttrice generale.
Dove pranzare a Bergamo alta.
Forse sarebbe utile fare un numero maggiore di appuntamenti di questo tipo, con frequenza più alta, non una volta ogni quattro anni, ma una ogni due, o addirittura una all'anno per tenere più vivo il movimento tutto.

Oltre alla parte istituzionale prevista nel programma, ritengo che questa esperienza sia stata molto importante per tutti, un modo di vedersi, contarsi, vedere che non si è soli, in difesa dell'ambiente, a operare nella Legambiente, in particolare è stato utile rincontrarsi con gli altri colleghi di servizio civile, mi auguro che ci siano altre occasioni , anche autogestite, in cui stare insieme. Un congresso che è stato un pretesto in parte per stare e vivere insieme due giorni, un congresso per affermare la nostra presenza nel mondo dell'associazionismo in Italia in maniera decisiva.

Viva la Legambiente, viva l'Italia

martedì 18 ottobre 2011

Emanuele Crialese: storie di persone che fuggono.

Oggi voglio dedicare il mio tempo ad un regista italiano, affermato, a Emanuele Crialese classe 1965, regista di quattro film: Once we were strangers 1997, Respiro 2002, Nuovomondo 2006, Terraferma 2011. Ho visto tre di questi quattro film, mi manca solo l'esordio alla regia, provvederò, credo di poter fare una panoramica, seppur parziale, della cinematografia di questo regista.
I temi trattati sono storie al confine, non in grandi città, metropoli, ma realtà conosciute sì, ma minori ai più, nel primo Respiro siamo a Lampedusa negli anni 60, in Nuovomondo si parte da un paesino della Sicilia per arrivare fugacemente ad Ellis Island a New York e in Terraferma siamo di nuovo a Lampedusa, ma nel 2011, ai giorni nostri.
Il bagno nel mare di latte.
La migrazione viene tratta in tutti i film, in Respiro meno, ma Lampedusa è sempre un'isola di frontiera, dove le persone sono all'origine della civiltà, lontano dal clamore ed allo sfavillare delle industrie, mentre in Nuovomondo e Terraferma la migrazione viene raccontata ampiamente, anzi possiamo dire che è il tema principale del film, prima noi italiani protagonisti, andiamo a cercare fortuna nel nuovo mondo, poi in Terraferma, raccontando a suo modo l'attualità di oggi, dove gli italiani devono accogliere i migranti provenienti dal nord Africa ( Libia, Tunisia, Nigeria).
Tutti i film sono carichi da un punto di vista visivo, dove alcune frasi dei dialoghi, metaforiche, diventano realtà, come in Nuovomondo, dove il sogno di navigare in un fiume di latte della California diventa realtà nel film, oppure la scena di Terraferma dove i turisti saltano dalla barca insieme come in una scena orchestrata.

Il salto dalla barca.





La fotografia è molto importante nei film, come la ricerca dei costumi storici più adatti, per Nuovomondo decisamente vasta. Fino ad arrivare ad una interpretazione della società di oggi in Terraferma dove una famiglia per le sue difficoltà economiche dovute ad una pesca magra deve trasformare la propria casa in una casa vacanze per i turisti.
Il linguaggio è tutto dal momento che i film sono ambientati in Sicilia in buona parte e l'uso del dialetto in lunghe parti è una scelta fatta coscientemente per non togliere autenticità ai personaggi, nonostante ciò si capiscono molto bene i dialoghi.
Un regista che usa il suo cinema per raccontare l'Italia di ieri e di oggi, per farci comprendere, con immagini giustapposte rapidamnete qualcosa che le parole non riescono a dire, un regista attuale, moderno, lontano dalle grandi celebrità, ma immerso nella realtà.

domenica 16 ottobre 2011

Una manifestazione, non una guerriglia.


Ho scelto di aspettare un giorno dopo tutti gli avvenimenti di ieri pomeriggio a Roma per far raffreddare la situazione, per poterla commentare con più lucidità.
Per primo spiego cosa era stato organizzato per ieri pomeriggio in centro a Roma: la manifestazione italiana del movimento degli Indignados di tutto il mondo, che partiti dalla Spagna, ieri si sono svolte 951 manifestazioni in 82 Paesi. Il corteo della manifestazione è partito alle 14, per circa mezz'ora tutto tranquillo, poi ale 1430 iniziano i primi scontri e in poco tempo Piazza san Giovanni diventa un imbuto da cui nessuno può uscire. Per circa quattro ore un gruppo molto bene organizzato di black-bloc, con caschi e bastoni tengono sotto scacco le forze dell'ordine, mentre le migliaia di manifestanti pacifici di ogni età ed estrazione sociale, ragazzi, ma anche persone di sessanta e settantanni rimangono per lungo tempo sulla scalinata della basilica di san giovanni inermi cercando una via di fuga senza successo. Dopo quattro ore lo stallo si conclude con numerosi feriti da parte dei "violenti" e da parte delle forze dell'ordine.

Ora posso dire che è stata una grande occasione persa per colpa di un gruppo molto organizzato di violenti, che hanno impedito lo svolgersi regolare di una manifestazione pacifica. Poi si potrebbero evidenziare alcune problematiche legate all'ordine pubblico, ad esempio, perché le forze dell'ordine non hanno predisposto il divieto di sosta nelle vie dove si sarebbe svolta la manifestazione? forse non si sarebbe potuto filtrare il corpo della manifestazione, intercettando ancora prima le perosen più vioente?
Peccato anche perchè così alcuni canali di comunicazione hanno considerato questa manifestazione solo per i suoi connotati violenti e non nella sua globalità, dimenticando le migliaia di persone pacifiche che erano presenti in piazza, commettendo un errore di pochezza e superficialità.

venerdì 14 ottobre 2011

316 vanno bene un governo.

Sì 316, come i voti per la fiducia ricevuti dal governo presieduto da Silvio Berlusconi oggi, voti sufficienti per dire che il governo ha ancora la maggioranza qualificata in Parlamento, quindi tutto a posto, no, non proprio Perché direte non c'è da stare tranquilli?. Perché il governo ha una maggioranza che in occasione dei voti di fiducia si ricostruisce magicamente, mentre nelle votazioni di tutti i giorni, anche su quelle importanti ma non di fiducia, vedi quella di martedì sul primo articolo del rendiconto finanziario del 2011 il governo non ha avuto la maggioranza e poi perchè non riesce a prendere le decisoni importanti per il Paese, mi attengo solo a quelle più clamorose e recenti. Per primo la nomina del nuovo direttore della Banca di Italia, manca ormai da settimane, se non mesi, la mera presentazione del decreto sviluppo, ( anche se si tratta della quarta manovra correttiva di questa crisi a partire da inizio agosto ad oggi, quindi di occasioni per fornire strumenti per lo sviluppo dell'economia non sarebbero mancate, ma lasciamo stare, aspetto questo decreto, ma quando arriverà? si dice per il 20 ottobre, ovvero per giovedì prossimo.
Per affrontare una crisi come quella in cui si trova specialmente l'Italia ci vorrebbe una svolta, un governo forte, capace di dare risposte concrete al Paese e non vivacchiare galleggiando come sta facendo adesso, il Popolo delle libertà, che è diviso su molti temi e in correnti, i più maliziosi dicono che anche il Partito Democratico lo è, ma chi è al governo? il Pd di Bersani? Non mi sembra proprio, quindi in questo momento va in secondo piano. Di soluzioni ne potrei elencare più di una tra cui un governo istituzionale presieduto da una forte personalità, ma in grado di fare le riforme, oppure le elezioni subito, senza perdere tempo, per dare al Paese, in ogni caso una guida forte un grado di affrontare la crisi.
Qualcuno lassù nei palazzi romani dovrebbe prendere le sue conclusioni, forse però è troppo tardi per l'Italia.

mercoledì 12 ottobre 2011

1934 giorni valgono un conflitto?

Oggi ho scelto un tema decisamente spinoso come la guerra israelo-palestinese in corso da ormai sessanta tre anni.
Oggi dodici ottobre è stato raggiunto l'accordo per la liberazione dopo cinque anni di Gilad Shalit, soldato israeliano, per la sua liberazione il governo di Israele ha trattato con le autorità di Hamas, scambiando la liberazione di Shalit con il rilascio di circa mille detenuti palestinesi, di cui 27 donne e 317 ergastolani, dati ancora provvisori.http://www.linkiesta.it/diplomazia-e-servizi-segreti-cosi-shalit-sara-liberato
Io qui non voglio prendere ne parti di una o dell'altra parte, è una vicenda questa che basa le sue origini nella storia di secoli passati, non mi ritengo documentato in maniera completa, vorrei porre qui, invece, una riflessione: quanto vale la libertà di un uomo?
Questo è il quesito può un solo uomo essere "barattato" con la libertà di mille, tutto questo dopo cinque anni di detenzione del primo. In una guerra come tale, secondo leggi non scritte, da ogni parte si catturano prigionieri, che dopo un imprecisato tempo vengono rilasciati e scambiati, ma questo caso ha un che di eccezionale e di particolare, era dal 1994 ovvero dodici anni, Shalit è stato catturato nel 2006, che non venivano catturati soldati israeliani. Un soldato, prima di tutto è un uomo e come tale ha alcune libertà fondamentali, quando si è in guerra rappresenta il suo esercito e tutto il suo Stato, il soldato assume un valore decisamente maggiore che un cittadino qualunque, rappresenta un popolo intero, questo per entrambe le fazioni di un conflitto. La cattura di prigionieri è un fatto che ricorda guerre trascorse, il Medioevo, anche se svolto anche nella seconda Guerra mondiale. Si potrebbe cercare di ricucire i conflitti in modi che implichino un uso minore delle armi, o nullo, così da non creare nemmeno la possibilità di fare prigionieri di guerra.
Liberare un prigioniero, augurandoci che sia l'ultimo, ultimo perché il conflitto termini al più presto senza altri prigionieri. un auspicio, un augurio, una viva speranza.

martedì 11 ottobre 2011

Drive: tra libro e film, chi vince?

Locandina americana del film.
Copertina del romanzo.
Drive è il titolo di un libro di James Sallisuscito nel 2005 da cui è stato tratto un film ominimo nel 2011, da poco uscito nei cinema. Punto uno: questo è forse uno dei rarissimi casi a mio avviso dove sipuò dire che il film valga più del libro, questo è il mio parere. Faccio unpasso indietro per dare delle indicazioni che riguardano la trama del romanzo,siamo in Arizona, in California, ambientazione che cambia nello scorrere lepagine, Drive è un uomo sui venticinque anni che scappato di casa dai suoi genitoriadottivi, inizia a cavarsela da solo, iniziando a lavorare come meccanico inun'officina e come autista nei film come stuntman. Il romanzo si svolge in due dimensioni temporali, da una parte è raccontata la sua crescita e adolescenza, dall'altrala sua vita come stuntman e come autista nelle rapine. Nel film è mostratasolo questa seconda parte, tralasciando tutto il passato, raccontando sol il presente e il suo particolare rapporto con Irene una cameriera sua vicina di casa e con il figlio di sei anni. Non voglio dirvi qui come finisce il film, ma commentare alcuni aspetti che hanno lasciato il segno: l'uso di ottime musiche che ricordano gli anni ottanta, di gruppi pseudo sconosciuti come i college che con gli Electric Youth cantano " A real hero". Drive è un personaggio unico, di poche parole, senza nome e cognome, è solo drive, ne nel libro che nel film si scopre il suo vero nome, persona fredda, distaccato, pronta ad esplodere in tutta la sua violenza, in alcune scene che ricordano molto Tarantino dei migliori tempi, prosegue ad alti e bassi, con silenzi difficilmente dimenticabili.
Drive: voto 8-

lunedì 10 ottobre 2011

Ricomincio

Ricomincio a scrivere su questo blog dopo più due anni, perché finalmente ho avuto un pò di tempo libero e poi era da molto che desideravo riprendere a scrivere. Scrivere, sì ma di cosa? di qualsiasi cosa, curiosità della vita, film, libri che mi interessano, riflessioni sull'attualità politica e sociale, un pò di tutto sempre con uno sguardo attento e partecipato al mondo che circonda.
al prossimo post.
g.b.