mercoledì 12 ottobre 2011

1934 giorni valgono un conflitto?

Oggi ho scelto un tema decisamente spinoso come la guerra israelo-palestinese in corso da ormai sessanta tre anni.
Oggi dodici ottobre è stato raggiunto l'accordo per la liberazione dopo cinque anni di Gilad Shalit, soldato israeliano, per la sua liberazione il governo di Israele ha trattato con le autorità di Hamas, scambiando la liberazione di Shalit con il rilascio di circa mille detenuti palestinesi, di cui 27 donne e 317 ergastolani, dati ancora provvisori.http://www.linkiesta.it/diplomazia-e-servizi-segreti-cosi-shalit-sara-liberato
Io qui non voglio prendere ne parti di una o dell'altra parte, è una vicenda questa che basa le sue origini nella storia di secoli passati, non mi ritengo documentato in maniera completa, vorrei porre qui, invece, una riflessione: quanto vale la libertà di un uomo?
Questo è il quesito può un solo uomo essere "barattato" con la libertà di mille, tutto questo dopo cinque anni di detenzione del primo. In una guerra come tale, secondo leggi non scritte, da ogni parte si catturano prigionieri, che dopo un imprecisato tempo vengono rilasciati e scambiati, ma questo caso ha un che di eccezionale e di particolare, era dal 1994 ovvero dodici anni, Shalit è stato catturato nel 2006, che non venivano catturati soldati israeliani. Un soldato, prima di tutto è un uomo e come tale ha alcune libertà fondamentali, quando si è in guerra rappresenta il suo esercito e tutto il suo Stato, il soldato assume un valore decisamente maggiore che un cittadino qualunque, rappresenta un popolo intero, questo per entrambe le fazioni di un conflitto. La cattura di prigionieri è un fatto che ricorda guerre trascorse, il Medioevo, anche se svolto anche nella seconda Guerra mondiale. Si potrebbe cercare di ricucire i conflitti in modi che implichino un uso minore delle armi, o nullo, così da non creare nemmeno la possibilità di fare prigionieri di guerra.
Liberare un prigioniero, augurandoci che sia l'ultimo, ultimo perché il conflitto termini al più presto senza altri prigionieri. un auspicio, un augurio, una viva speranza.

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