Meglio quindi nominare episodi quanto mai esemplificativi del film intero. Come l'assalto del Ku Klux Klan, falso storico in quanto nel 1858 non esisteva ancora, raccontato con una ironia incredibile, anzichè con i toni tradizionali così dissimulati qui, le conversazioni di Schultz con Big Daddy e lo sceriffo della cittadina, un vero lavorio oratorio di parole per persuadere il nemico, e infine sempre presente il razzismo nei confronti dei neri.
Ritornando alla sua passione enciclopedica riguardo i film, già il titolo è una citazione, del cult Django di Sergio Corbucci, con Franco Nero, classe 41', qui in un cameo che merita molta attenzione, da cui riprende anche il terreno fangoso dei villaggi. Tarantino arriva citare se stesso nel gesto delle dita già presente nel suo precedente film. Un citazionismo che sfocia nella violenza, inaudita, splatter delle scene, che saranno ricordate a lungo, difatti in Usa il film è Rated, ovvero vietato ai minori non accompagnati. Si tratta della violenza di cui sono oggetti i neri, dove il regista non usa mezze misure, ma lascia spazio ai suoi incubi peggiori.
Un film unico nella sua specie che rimarrà nella memoria per come si riesca a risollevare un genere, come il western, e a unirlo allo stesso tempo con mille altri senza che lo spettatore nei risulti turbato, anzi solo divertito, solo Tarantino poteva farlo e ci è riuscito in pieno.
Voto: 8
Giorgio Barison
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