domenica 23 settembre 2012

Lo stato è sociale?

Vorrei riprendere le parole dell'editoriale del Corriere della Sera di oggi a firma di  Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, "C'era una volta lo stato sociale", che mi offrono diversi spunti di riflessione sulla situazione odierna.
Partendo da alcuni dati di fatto, la popolazione italiana negli ultimi trentanni è invecchiata e la fertilità è diminuita ancora di più che negli altri Paesi europei, la spesa pubblica per le pensioni di conseguenza incide ora molto di più sul computo totale, dal 8% del 1970 al 17% odierno, con ritardi ma l'età pensionabile è stata innalzata vista la situazione. Ma non è stato abbastanza.
Oggi lo stato tassa tutti i dipendenti all'origine evitando di tassare in maniera indiretta i redditi veri e propri, due sono i casi che vorrei mettere in luce la spesa sanitaria e l'università. Ora la spesa sanitaria è coperta dallo stato nella maggior parte casi, sia per il povero che per il ricco, non sarebbe più equo un sistema dove le tasse sul lavoro siano più basse e i servizi sanitari a pagamento in base al reddito.
Invece per l'università, leggo che ogni studente costa 4.500 euro all'anno allo stato, quello che non paga lo studente lo mette lo stato, fin qua nessuno dice niente, ma non ci potrebbe essere un sistema di borse di studio per i più meritevoli e per i meno abbienti, specifico entrambe le categorie, realmente consistenti, così che gli studenti richiedano un servizio migliore, siano più motivati e alla fine rendere il sistema più sostenibile economicamente.

Ho solamente voluto riportare alcune osservazioni che condivido, e rielaborarle con altre mie.


Giorgio Barison

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