martedì 3 aprile 2012

Romanzo di una strage

La strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969, l'inspiegabile morte di Tullio Pinelli e l'omicidio del commissario Calabresi Calabresi. Queste sono le tre scene madri su cui si sviluppa, inizia e finisce il film, è storia, non è materiale inedito.
Marco Tullio Giordana torna al cinema per raccontare la storia del nostro Paese, come aveva fatto già  ne "I cento passi" e ne "La meglio gioventù", senza timore, vuole offrire a noi una verità.
Questo è un film molto più spinoso rispetto agli altri due citati, fin dall'inizio, la verità tuttora su Piazza Fontana non si conosce ufficialmente, colpevoli in Cassazione non ci sono stati, decine di indagati, ma nessun colpevole. La strage di Piazza Fontana e la morte di Pinelli sono due episodi nella memoria di ciascuno di noi, anche se non presenti, tutti ci siamo fatti una idea.
Un film che vuole raccontare molto, fose troppo, proprio per questo rischia di raccontare troppo, senza riuscire a fare centro. Il film si espone e molto, basandosi liberamente al libro di Paolo Cucchiarelli "Il segreto di Piazza Fontana": una parte dello Stato avrebbe operato contro lo Stato, collaborando una estremisti di destra con l'obiettivo di far ricadere la colpa della strage di Piazza Fontana sugli anarchici milanesi.
Valerio Matrandea e Pierfrancesco Favino hanno in questo film le loro migliori interpretazioni, due uomini veri, reali fino in fondo, con una profonda relazione di rispetto per i propri ruoli, ma non nemici, uno uomo dello Stato rimasto solo, l'altro, anarchico contro la violenza, morto inspiegabilmente, io faccio ancora fatica a credere al suo suicidio.
Forse dopo 43 anni era giunto proprio il momento di vedere rappresentata al cinema questa pagina di storia. Ma la verità non la sapremo mai, ci è stata nascosta.

Voto: 8

Giorgio Barison

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