mercoledì 29 maggio 2013

La grande bellezza

Prima o poi Paolo Sorrentino avrebbe dovuto affrontare la città di Roma, tema inevitabile per tutti i grandi registi, lui ha deciso di farlo a modo suo con molta originalità. Eviterò quindi ogni paragone con altri registi illustri del passato, La grande bellezza è un film sul senso di essere italiani nel profondo, in particolare in tal caso cittadini di Roma. Partendo dai suoi monumenti, uno dei suoi colli, il Gianicolo, fino a scendere nelle sue viscere raccontando la città e la vita secondo il punto di vista di Jep Gambardella, un vero personaggio perfettamente costruito, in cui Toni Servilo si reinventa ancora una volta, invecchiando un pochino, aggiustando anche il suo accento, qui un miscuglio tra il romano e il napoletano. E' un giornalista di terza categoria un tempo scrittore, di un solo romanzo, che conduce una vita dissoluta, senza badare a orari e spese, passando notti a bere drink e a ballare nelle più esclusive terrazze della città eterna. La sua vita è una non vita, alla fine passeggia solo in orari insoliti per la città, vedendo la morte di persone care contro cui non può opporre nulla se non l'ipocrisia. Attraverso i suoi occhi vediamo le menzogne degli italiani, comprese le sue, di cui è ben consapevole, smascherando quando può quelle degli altri. Una realtà e una città dove bambine sono considerate artiste, e dove cardinali, opinionisti, scrittori, direttori frequentano i migliori party senza differenze di età o ruolo, una società opulenta di notte e povera di spirito di giorno, dove la grande bellezza è frutto di una ricerca lunga e laboriosa.
Un film denso di rimandi e citazioni, non lineare per trama, anzi, immerso in un gioco tortuoso difficile da comprendere anche per lo spettatore più attento, oltre a ciò il regista decide di puntare molto sulla contrapposizione tra scene e musiche molto diverse, si veda musica sacra/da discoteca con le scene del canto delle bambine e del party in terrazza. Un film retto da un magistrale Toni Servillo, un personaggio che ho amato con tutte le sue asprezze e stranezze, e da due ottimi comprimari Carlo Verdone e Sabrina Ferilli, lui aspirante autore di teatro squattrinato, lei, spogliarellista in una night, in uno dei rari ruoli drammatici risulta profonda e vera.
Un film affresco di una certa italianità senza sconti, non è Fellini o altri, è Paolo Sorrentino.

Voto: 8

Giorgio Barison

Nessun commento:

Posta un commento