martedì 9 luglio 2013

Viva la libertà

Roberto Andò è un regista che proviene da lontano. Dall'amicizia in gioventù con Leonardo Sciascia, alle collaborazioni, come assistente alla regia per Fellini, Cimino e Coppola, avvicinandosi alla pellicola, prima con un documentario ed infine nel 1995 con il suo primo lungometraggio Diario senza date. Viva la libertà, suo ottavo film, è decisamente atipico per approccio e scelta narrativa. L'idea di base è apparentemente semplice: il candidato alle elezioni politiche del centro-sinistra qualche settimana prima del voto lascia tutto e si rifugia in Francia, il suo primo assistente nel panico chiama il fratello gemello a sostituirlo, peccato sia appena uscito dal manicomio.
Sono due uomini i fratelli Oliveri con molto in comune, in primis l'aspetto fisico, con gli occhiali sembrano due gocce d'acqua, ma con un carattere agli antipodi: Enrico Oliveri è freddo, glaciale, poco disponibile, pragmatico, disilluso, sotto pressione da tutti, mentre Giovanni Fernani è invece un convalescente sotto farmaci, aspirante professore di filosofia spensierato.
Qualcuno dice che proprio nelle situazioni più insolite che diamo il meglio di noi stessi, questo è quello che avviene a Giovanni Fernani, il fratello di Enrico, si immedesima perfettamente nel ruolo, divertendosi e assumendo scelte anche importanti, uniche le scene di ballo con il cancelliere tedesco. La sostituzione si rivelerà la mossa vincente per la competizione elettorale. Durante ciò il vero Enrico Oliveri rimane tranquillo e turbato in Francia a seguito della sua vecchia fiamma. E' una fuga dalla realtà o un riprendersi i propri tempi e spazi dopo un vorticoso periodo, durante il quale era soffocato da tutti e da tutto? Allo spettatore l'ardua scelta, io credo più nella seconda possibilità.
Soffermandomi sul cast importante di questo film, sono da sottolineare le due ottime performance di Toni Servillo e Valerio Mastrandrea, il primo a doppio volto, interpretando due personaggi, con aspetto identico  a doppia faccia e due caratteri diversissimi, mentre il secondo si riconferma un ottimo comprimario. Mi auguro che anche per Mastrandrea giunga il momento di essere protagonista lo meriterebbe proprio.
In definitiva un film che non parla di politica, che rimane solo sullo sfondo, ma riguarda il grande tema della libertà, delle scelte, dove ognuno di noi è libero o dovrebbe sentirsi tale di fare ciò che vuole, da qui il titolo appunto, Viva la libertà.

Voto: 7,5

Giorgio Barison

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